Cooperativa Sociale Il Simbolo
LA CHIAMANO la scelta che cambia la vita.
Dedicare un intero anno a un’attività coinvolgente come il servizio civile è una decisione dall’indubbia carica emotiva. Un’esperienza
intensa, come quella di Gaia Silvestri giovane pisana selezionata lo scorso anno per la Caritas diocesana di Pisa.
Gaia, dove hai svolto il servizio civile?
Ho lavorato per la comunità il Simbolo, una struttura che accoglie minori dagli 11 ai 18 anni, coadiuvando gli operatori in tutte le dinamiche quotidiane vissute dai ragazzi.
Perché hai scelto questo progetto?
La mia aspirazione è lavorare nel sociale. In passato mi sono occupata di una comunità di recupero di doppia diagnosi, un contesto
differente da quello del Simbolo, e ho pensato di vivere una realtà dal disagio
diverso.
Come hai percepito quest’esperienza?
L’ho vissuta senza preconcetti e aspettative.
Non ho mai programmato nulla. So solo che è stata un percorso dinamico che, sicuramente, mi ha dato una conferma:
vorrei fare questo nella vita.
È stato faticoso?
A tratti difficile e a tratti no. La formazione della settimana mi ha permesso di staccare e riprendermi dalla stanchezza della settimana.
Delle volte ho sentito una pressione psicologica, ma sono riuscita a gestirla bene.
Come hai proseguito il tuo percorso rispetto al servizio?
Durante il servizio civile ho preso un secondo diploma in “dirigente di comunità”, perché ho pensato di darmi un’ulteriore possibilità
per lavorare in questo settore. E stato un cammino in tutti i sensi, che mi ha fatto crescere e mi ha permesso di comprendere fino
in fondo ciò che voglio fare.
Come consideri il rapporto tra servizio civile e mondo del lavoro?
Il servizio civile è meno impegnativo rispetto a un’occupazione, ma ti insegna a relazionarti con gli altri. Può essere utile per comprendere come funziona il mondo del lavoro, ma non per facilitare l’ingresso nell’attuale realtà occupazionale.
